“Chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte”.
Tale citazione del celeberrimo scrittore russo Fedor Dostoevskij mi è venuta in mente dopo un mio studio approfondito della evoluzione del pensiero greco e della etimologia della parola aletheia che vuol dire “verità” e che sta ad indicare lo svelamento, lo scoprimento, ovvero il portare alla luce ciò che è nascosto.
Del resto, ho deciso di fare l’avvocato, di specializzarmi nel diritto penale, ed è massima aspirazione del penalista che quando gli elementi emersi dal processo non possano condurre ad una formula assolutoria piena per l’assistito, prevalga quanto meno il dubbio liberatorio, “pro reo”.
Si badi bene che il reo, in questo caso, in ogni caso, non è solo colui che commette un reato, ma è l’uomo, con le sue debolezze ma con la sua autenticità.
Questo principio a mio avviso, quindi deve valere nella vita.
È fuori di dubbio che noi siamo portati a fare i conti, a volte, con verità, che fanno male, che possono destabilizzare. Ma non dobbiamo darci mai per vinti.
È prima di tutto il dubbio che alimenta l’inquietudine e non si può prescindere da esso per arrivare alla verità. Riguarda la paura di sbagliare ma anche la meravigliosa imperfezione dell’uomo. Solo le persone aride e senza scrupoli non hanno dubbi.
Attraverso il dubbio siamo portati all’indagine e attraverso di essa, corroborata dalla passione che fa miracoli, si perviene alla verità.
Il dubbio non può essere inventato, non può fondarsi su chimere, su utopie, ma deve essere serio, ragionevole, e richiede allora uno sforzo che non deve implicare l’attesa di una verità certa e assoluta. Ma, certamente, di quella migliore, la più probabile, la più attendibile, e più convincente.
La capacità dell’uomo, del professionista, dell’imprenditore, del leader, è quella di ergersi sempre rimanendo umile, di conoscere la verità non solo con la ragione ma anche con il cuore e di dar prova di grande equilibrio di fronte alle incertezze e alle molteplici difficoltà della vita personale e professionale: l’amore per la vita, per gli affetti, per il proprio lavoro insegna ad alimentare la virtù della pazienza e la costante ricerca di bellezza, di conoscenza, con l’entusiasmo che ispira le azioni migliori che si tramutano in scelte consapevoli.
Scriveva Piero Calamandrei nel bellissimo libro intitolato “Elogio dei Giudici scritto da un avvocato” che anche negli scrupoli è bene non passare il segno: ogni scelta infatti è un atto di coraggio e se dopo aver lungamente meditato non si è in grado di compiere una scelta affoghiamo nel burrascoso mare della paura della propria responsabilità.
Il miracolo allora si compie nel momento in cui la fatica di riprendersi da una decisione negativa, apparentemente incontrovertibile, o ancor di più da un evento sfavorevole, conduce al superamento della stessa di modo che il sacrificio sostenuto diventa un mezzo catartico, reso puro dalle emozioni e dall’amore provati.
Avv. Ludovico Santarelli