I protagonisti del nostro benessere siamo solo noi.
“Se il mondo continua a dirti che non sei abbastanza bravo, sano, liscio, in forma, produttivo, positivo o zen, è l’ora di chiederti cosa diavolo c’è che non va nel mondo.”
Io sono convinto che il valore di quanto trapela da questa citazione scritta, tratta dal bel saggio “Manuale di autodistruzione” della valente psicologa olandese Marian Donner non sia altro che questo: non siamo noi il problema.
Anzi.
Se non piacciamo, se non andiamo a genio agli occhi degli altri, non è una grana che ci deve riguardare.
Dobbiamo invece credere assolutamente in noi stessi: il successo, la fortuna, la vita migliore è solo frutto di una scelta nostra: e allora smettiamola di piangerci addosso, come purtroppo spesso si fa, e facciamola questa scelta.
È vero infatti che vi è oggi, più che mai, una tendenza molto diffusa: si vuole generalmente che il nostro corpo diventi l’apparecchio più efficiente, il più veloce, il più forte ed intelligente che ci sia e che risponda a tutte le sollecitazioni esterne, sia personali che lavorative.
Tuttavia, così facendo, in questa attuale e parossistica “società della prestazione”, si dimentica troppe volte che noi non siamo delle macchine, che non dobbiamo diventare degli ingranaggi migliori per farci accettare dal mondo, ma che invece siamo belli così e che dobbiamo apprezzare l’emotività, la spontaneità, e l’autenticità del nostro umano essere e sentire.
Cosa c’è di più controindicato che vivere di sole aspettative?
In una dimensione globale dove si vive costantemente per offrire la versione ottimale di noi stessi, in costante competizione, si rischia di perseguire quelle che sembrano esser le soluzioni migliori ma che in realtà rimangono solo chimere, fonte di notevole tensione, di stress elevati, come, talvolta, anche di esasperati tentativi mal riposti di adeguamento insoddisfatto per vanamente aspirare alla perfezione.
Ma la perfezione non deve esser l’obiettivo, anche perché non esiste, per fortuna.
Anzi, la bellezza sta proprio nell’imperfezione: non possiamo pensare che la vita sia senza contrasti. Anzi chi desidera ardentemente questo, fa una violenza immane su di sé. Voler esser quello che non si è conduce ad una rigidità disdicevole e ammorbante.
Invece, la scelta di esser noi stessi, con tutte le nostre caratteristiche più vere, può condurci a fare degli errori, ma è solo così che riusciamo a capire che cosa si vuole veramente.
L’importante è quindi mettersi in gioco, rischiare, ed esser consapevoli che siamo noi i protagonisti del nostro divenire.
In ambito lavorativo ed imprenditoriale, per traslato, sono convinto quindi che si debba investire sul benessere personale quale strategia capace di generare maggior motivazione ed incrementi di produttività.
Perché proprio attraverso il benessere interiore si può arrivare a diventare i leader di un gruppo, di un’azienda, di uno studio professionale, con le migliori motivazioni.
Avv. Ludovico Santarelli